Il Marsala Pre-British: un viaggio alla scoperta del Marsala buono

La richiesta era stata apparentemente semplice: "Riesci a trovarci un Marsala buono?" La ricerca è invece durata un po', tra libri, documentari e assaggi. Fino a...
bottiglia marsala altogrado nino barraco

“Ma senti, riesci a trovarci un Marsala buono? Non riusciamo più a trovarne uno che ci soddisfi. Quello che prendiamo di solito non è più un granché.”

La richiesta era stata pressapoco questa. Enostor(i)e aveva appena aperto, avevo provato a trovare tra le varie distribuzioni che mi passavano per le mani un Marsala che mi piacesse, ma complice una certa ignoranza sul tema, ero finita col desistere.

Ma dopo una richiesta come questa non restava che mettersi al lavoro e studiare!

“Devi cercare il Marsala Pre-British”

Il primo step quando si parla di vino è chiedere a chi ne sa di più. Per quanto avessi letto la storia del Marsala in un piccolo libretto pubblicato da Kellerman ero priva di coordinate per capire il mondo del Marsala contemporaneo. Così ho chiesto consiglio a chi seguo sui social da oltre un decennio e che spesso fornisce utili consigli ai bevitori curiosi.

“Devi cercare il Marsala Pre-British, anche se oggi lo fanno in pochi.”

Non ci è voluto molto per scoprire che si intendono come Pre-British i Marsala non fortificati con l’alcol: vini ossidativi quindi, ma non fortificati, i vini “base” nel passato normalmente prodotti per poi essere venduti alle aziende che li fortificavano. Nella tradizione marsalese questi vini erano anche perpetui e le botti scolme venivano riempite con il metodo solera – lo stesso usato in Spagna per lo Sherry.

Il Marsala Pre-British più noto è forse Il Vecchio Sampei di Marco De Bartoli che per primo negli anni ’80 ha ricominciato a produrre questo tipo di vino, dopo che il Marsala fortificato, diventato ormai un vino “industriale” aveva cominciato il suo declino.

[Confesso che sì, mi è capitato più volte di berlo, ma con “ignoranza”, senza approfondire fino in fondo la differenza di metodologia di produzione rispetto ad altri vini Marsala.]

Ma oggi c’è più di qualche produttore che ha investito tempo e ricerca per ridare vita a questa vecchia tradizione.

Un paio d’anni fa il regista Andrea Mignolo è andato a Marsala sulle tracce di Marco De Bartoli raccogliendo le storie di Vincenzo Angileri, Pierpaolo Badalucco e Nino Barraco che oggi producono nelle loro cantine piccole quantità di Marsala Pre-British, in alcuni casi con metodo solera, in altri con uve provenienti tutte dalla stessa annata. Il risultato del suo viaggio è un film documentario che si può noleggiare per 5 € su Vimeo e che mi è stato di grande aiuto nel capire un po’ meglio che cosa si intende con Marsala Pre-British.

 

Altogrado di Nino Barraco

Confesso che avevo già avuto modo di assaggiare anche Altogrado di Nino Barraco, ma senza sapere che appartenesse alla tipologia di vini di cui gli inglesi si innamorarono sbarcando a Marsala. Così quando mi è ricapitato di assaggiarlo con maggior consapevolezza, nel mentre di questa ricerca, ho capito che tanto cercare non era stato vano.

Ci è solo voluto poi un po’ per costruire l’ordine, ma ora è qui a Vercelli tra gli scaffali di Enostor(i)e. Questo Altogrado è fatto con sole uve catarratto, annata 2015, e Nino Barraco racconta che bevuto con le ostriche è meraviglioso.

[Io l’ho sorseggiato da solo, è sole e mare e sì, è possibile che le ostriche siano proprio l’abbinamento giusto, ma ho assaggiato questi vini con le animelle, la mortadella di fegato e… beh, possono fare compagnia a tanti mondi e modi di mangiare.]

Insomma ecco, l’ho trovato un Marsala buono. Ed è stato un bel camminare domandando e cercando – ché serve per trovare le cose buone, saper cercare, domandare, studiare.

PS: Assieme ad Altogrado è arrivato anche uno zibibbo secco sempre di Nino Barraco ad allungare la nostra carta dei vini.

Qui si parla di...